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Disturbo di Panico e lutto: quali tratti della personalità aumentano il rischio?
11-08-2025

Il disturbo di panico è una condizione clinica caratterizzata dalla comparsa di episodi intensi di ansia, noti come attacchi di panico, accompagnati da sintomi fisici quali palpitazioni, tremori, tachicardia, sensazione di soffocamento, paura di morire o di impazzire. Può poi comparire ansia anticipatoria, ovvero il timore che un nuovo attacco possa verificarsi, in particolare in alcuni contesti specifici, come i luoghi chiusi o affollati nell’agorafobia. Questo porta la persona ad adottare condotte di evitamento, cioè a evitare luoghi, situazioni o attività percepite come potenzialmente scatenanti.

Se nell’immediato l’evitamento sembra ridurre l’ansia, nel lungo periodo determina un progressivo restringimento della zona di comfort e una grave compromissione del funzionamento personale, sociale, lavorativo o accademico.

Anche se l’insorgenza può essere improvvisa, ad esempio a seguito di un evento scatenante come un lutto, sembrano esistere dei tratti di personalità che aumentano significativamente il rischio di andare incontro a questo disturbo.

Cos'è la personalità?

La personalità può essere definita come l’insieme relativamente stabile di caratteristiche emotive, cognitive e comportamentali che ciascuno di noi manifesta nel tempo e nelle varie situazioni. Influenza il modo in cui percepiamo il mondo, reagiamo agli eventi, ci relazioniamo con gli altri e affrontiamo lo stress. I tratti di personalità non determinano in modo assoluto la comparsa di un disturbo, ma possono rappresentare fattori di vulnerabilità o protettivi nella salute mentale. Alcuni tratti di personalità, più di altri, sembrano essere elementi di vulnerabilità nella manifestazione di alcuni disturbi psichiatrici, come la depressione e i disturbi d’ansia.

Vediamo ora quali risultano più frequentemente associati al disturbo di panico.

Neuroticismo e sensibilità emotiva: un tratto che amplifica lo stress

Chi ha un'elevata sensibilità emotiva può vivere gli stimoli negativi con maggiore intensità. Questo tratto, noto come neuroticismo, è spesso implicato nei disturbi d’ansia e nel panico.

Uno dei tratti più rilevanti, sia per quanto riguarda i disturbi depressivi che ansiosi, è il neuroticismo: una predisposizione a sperimentare emozioni negative intense come ansia, tristezza, senso di colpa e irritabilità. Le persone con alti livelli di neuroticismo sembrano essere particolarmente sensibili agli stimoli negativi, tendono a percepire il mondo come più minaccioso, ad avere reazioni amplificate allo stress e a mantenere più a lungo gli stati ansiosi.

Studi dimostrano che i pazienti con disturbo di panico e comorbidità – cioè la presenza concomitante di altri disturbi come agorafobia o depressione – presentano livelli di neuroticismo ancora più elevati, con una maggiore gravità dei sintomi.

Introversione, ritiro sociale e ansia: quando il mondo viene evitato

Quando l’apertura verso il mondo esterno è limitata, anche le possibilità di trovare supporto emotivo si riducono. Questo può favorire un progressivo ritiro sociale e una maggiore esposizione all’ansia.

Un altro tratto implicato è la bassa estroversione. Chi ha un basso livello di estroversione tende ad essere più riservato e meno coinvolto in relazioni sociali, ad avere una minore espressione emotiva positiva e una certa difficoltà nel trarre piacere da situazioni nuove. Questi elementi possono ridurre il supporto sociale percepito, alimentare il senso di vulnerabilità e di minaccia, contribuendo a innescare e mantenere i meccanismi dell’ansia.

Personalità dipendente e attacchi di panico: il bisogno dell'altro per sentirsi al sicuro

Alcune persone si affidano profondamente agli altri per regolare la propria sicurezza emotiva. Questo bisogno può accentuare la vulnerabilità in momenti di solitudine o separazione.

Chi presenta una personalità dipendente tende ad affidarsi eccessivamente agli altri per sentirsi al sicuro e ricevere costanti rassicurazioni. Questo tratto, dominato dall’insicurezza, dalla paura dell'abbandono e di perdere il controllo in pubblico, può esacerbare la paura del panico se lontano dalle "figure di sicurezza" e alimentare l’evitamento. Questo tipo di profilo si osserva frequentemente nei pazienti con disturbo di panico e agorafobia e può contribuire alla cronicizzazione del disturbo.

Traumi infantili e dissociazione: un’eredità emotiva silenziosa

Eventi traumatici vissuti nell’infanzia possono lasciare tracce profonde. Queste esperienze possono influenzare la regolazione emotiva anche molto tempo dopo l’evento, contribuendo allo sviluppo di meccanismi dissociativi.

Le esperienze traumatiche infantili – come abusi, trascuratezza o mancanza di attaccamento sicuro – sono fattori di rischio noti nella salute mentale. Questi eventi possono compromettere la regolazione emotiva e portare, in età adulta, alla comparsa di sintomi dissociativi, distorsioni della percezione del sé e della realtà. La dissociazione è una sensazione di distacco dalla realtà, dal proprio corpo o dalle emozioni, tipicamente innescata dall’esposizione a esperienze traumatiche. Le esperienze dissociative sembrano associarsi a una maggiore gravità dei sintomi e a una risposta meno efficace ai trattamenti.

Stigma interiorizzato e salute mentale: quando la vergogna ostacola la cura

Sentirsi sbagliati o inadeguati per il proprio disagio può impedire di cercare aiuto. Lo stigma interiorizzato rappresenta un ostacolo spesso sottovalutato nel percorso di cura.

Un aspetto che spesso complica ulteriormente la situazione è lo stigma interiorizzato. Molti pazienti interiorizzano lo stigma legato al disagio psicologico, provando vergogna o senso di colpa per la propria condizione. Questo atteggiamento può portare ad evitare il contatto con i servizi di salute mentale, ritardare l'inizio della terapia e compromettere l’aderenza ai trattamenti, ostacolando il processo di guarigione.

Attacchi di panico legati al lutto: quando il dolore diventa panico

Il lutto può scuotere profondamente il nostro equilibrio. In alcune persone, questo dolore si intreccia con l’ansia fino a generare veri e propri attacchi di panico.

Una dimensione nella quale i tratti persono logici possono renderci particolarmente vulnerabili è quella del lutto. Per quanto sia un processo fisiologico e universale, la perdita di una persona cara può trasformarsi in un’esperienza altamente destabilizzante, con la comparsa di veri e propri attacchi di panico legati al lutto (grief-related panic attacks, GRPAs).

Studi recenti hanno documentato la presenza di GRPAs in oltre il 50% delle persone in lutto, manifestandosi con sintomi simili al panico classico ma scatenati da ricordi o pensieri legati al defunto.

I tratti maggiormente coinvolti sono:

  • Neuroticismo, che rende la persona più reattiva emotivamente al dolore della perdita; le persone con alti livelli di neuroticismo tendono a vivere il lutto con maggiore intensità e difficoltà;
  • Tendenza alla preoccupazione (trait worry), che porta a una lettura catastrofica degli stimoli legati alla perdita, come ricordi, oggetti, luoghi;
  • Sensibilità all’ansia, ovvero la tendenza a temere le manifestazioni fisiche dell’ansia stessa, come tachicardia o vertigini.

Tra tutti, è la sensibilità all’ansia a emergere come il fattore più predittivo per quanto riguarda frequenza e impatto degli attacchi di panico da lutto. Le persone più sensibili alle proprie reazioni corporee tendono ad evitare ricordi, luoghi ed emozioni legate alla persona scomparsa, ostacolando l’elaborazione del lutto e aumentando il rischio di complicazioni psicologiche e/o psichiatriche.

Come affrontare il disturbo di panico: implicazioni cliniche e terapeutiche

I tratti della personalità non sono “colpe” o “causa” del disturbo di panico, tuttavia possono rappresentare elementi di vulnerabilità, soprattutto in momenti di vita stressanti – come eventi traumatici o perdite. Conoscere questi tratti non significa etichettare, ma acquisire strumenti per affrontare il problema in modo più consapevole e mirato, attraverso una maggiore consapevolezza di sé, l’acquisizione di strategie di coping più efficaci e trattamenti quanto più personalizzati.

In ambito clinico è fondamentale considerare tutti questi aspetti al fine di costruire percorsi terapeutici misurati sulla persona, aumentando l’efficacia degli interventi. La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, offre tecniche specifiche per gestire l’ansia, l’evitamento e i pensieri catastrofici, mentre il supporto farmacologico può essere necessario nei casi più complessi, dove l’approccio integrato – che unisce farmacoterapia e psicoterapia – si conferma il più efficace.

Investire nella conoscenza di sé, anche attraverso un lavoro psicologico, rappresenta il primo passo verso un equilibrio più stabile e una vita meno condizionata dall’ansia.

Dott.ssa ALICE CORONAOMeCa 10462P.I. 03860930928
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